L'istruzione è il mezzo indispensabile per interrompere il ciclo di marginalizzazione, povertà e violenza
Nell'Africa Sub-Sahariana 29 milioni di bambini non hanno ancora oggi accesso all'istruzione primaria. L'istruzione è il mezzo indispensabile per interrompere il ciclo di marginalizzazione, povertà e violenza. Un elemento importante per dare ad ogni individuo gli strumenti necessari per costruire un futuro per se e contribuire così allo sviluppo della società.
Purtroppo il tasso di analfabetismo nei paesi poveri fatica ad abbassarsi. L'Unesco ha calcolato che sarebbero necessari solo 16 milioni di dollari per garantire l'accesso scolastico a tutti i bambini dei paesi in via di sviluppo, la metà di quanto spendiamo per comperare "gelati" in Europa e in America.
Dei 121 milioni di bambini che nel mondo non hanno mai avuto la possibilità di andare a scuola, il 65% sono bambine. Nell'Africa Sub-Sahariana questa percentuale sale all'83%.
Gli ostacoli alla scolarizzazione femminile nascono da discriminazioni e pregiudizi assai radicati in numerose culture, due terzi degli 875 milioni di adulti analfabeti nel mondo sono donne.
È indubbio che una ragazza analfabeta è meno protetta dalla violenza, dalle malattie e dallo sfruttamento rispetto ad una sua coetanea che ha alle spalle almeno alcuni anni di studio.
In Africa solo 3 bambine su 10 riescono a completare i due cicli scolastici che portano al diploma di scuola superiore (secondary school).
I bambini africani che vanno a scuola sanno di essere dei privilegiati. Per ognuno di loro ce ne sono cinque che non hanno materialmente una scuola, che non avranno mai un quaderno, che non impareranno mai a leggere e scrivere perché sono nati dove c’è da sempre la guerra e la miseria.
Governi africani che spendono milioni di dollari in armi e armamenti, per costruire lussuose ville ai loro funzionari corrotti, che favoriscono il "furto" delle ricchezze dell'Africa da parte delle già miliardarie compagnie straniere di tutto il mondo, ma che fanno poco o nulla per l'istruzione dei loro bambini.
Nella maggior parte dei paesi africani gli investimenti fatti a favore dell'istruzione sono ridotti al minimo, spesso è colpa della perenne instabilità sociale (o di guerra), altre volte di governi dittatoriali il cui unico pensiero è quello di reprimere le opposizioni, ma anche in paesi dove la democrazia ha fatto dei passi in avanti l'investimento sulle scuole, sugli insegnanti e sull'istruzione non brilla.
Altri motivi di freno sono tradizioni dure a morire, la disparità di trattamento tra bambini e bambine, la povertà, o anche la distanza degli edifici scolasti dalle abitazioni e i pochissimi e pessimi collegamenti tra le città e i villaggi delle periferie.
E poi c'è la "solita" e "immancabile" corruzione. Insegnati malpagati che si fanno pagare molto meglio dalle famiglie in cambio dell'insegnamento ai bambini, in questo modo emarginando le famiglie più povere.
Troppo spesso i governi delegano l'insegnamento alle organizzazioni internazionali, alle associazioni umanitarie, alle missioni religiose, che però non potranno mai sostituirsi completamente alle scuole pubbliche.
Quasi ovunque nell'Africa Sub-Sahariana gli unici edifici scolastici in muratura sono quelli costruiti durante il colonialismo, ma sono ormai fatiscenti e senza manutenzione.
Gli unici due leader africani che, una volta al governo, hanno davvero investito nell'istruzione e riconosciuto la sua importanza, sono stati Thomas Sankara in Burkina Faso (1984-1987) e Nelson Mandela in Sudafrica. Il primo lo hanno ucciso perché non portasse avanti le sue riforme a favore del popolo. Del secondo è il merito se oggi in Sudafrica ci sono le migliori scuole e le più prestigiose università di tutto il continente.
Se l'Africa non trova il modo di investire massicciamente nella scuola e nell'istruzione dei suoi figli resterà sempre emarginata e in balia dei paesi maggiormente sviluppati che continuano a saccheggiare le sue ricchezze. Un circolo vizioso che solo l'Africa con le sue forze può spezzare.
Istruzione e alfabetizzazione in Africa
La scuola in Africa: dati e concetti chiave
L’istruzione è il fondamento della nostra esistenza, un diritto inalienabile che ogni individuo dovrebbe possedere, garantire e difendere. L’articolo 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (UDHR) dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite recita:
"Ogni individuo ha diritto all’istruzione. L’istruzione deve essere gratuita almeno per quanto riguarda le classi elementari e fondamentali. L’istruzione elementare deve essere obbligatoria. L’istruzione tecnica e professionale deve essere messa alla portata di tutti e l’istruzione superiore deve essere egualmente accessibile a tutti sulla base del merito. L’istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l’amicizia fra tutte le Nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire l’opera delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace"
L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO) tiene traccia dei dati sull’alfabetizzazione con l’aiuto delle agenzie nazionali. Le statistiche mostrano che il tasso di alfabetizzazione per l’Africa sub-sahariana era del 65% nel 2017. In altre parole, un terzo delle persone con più di 15 anni non era in grado di leggere e scrivere. Risulta preoccupante, inoltre, come il 27% degli analfabeti del mondo viva nell’Africa sub-sahariana e che 17 Paesi in Africa abbiano ancora percentuali di alfabetizzazione del 50% o inferiori.
L’agenda delle Nazioni Unite sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio ha richiesto più consoni finanziamenti per le scuole primarie e ha incentivato l’aumento del sostegno dei donatori. Queste tendenze hanno contribuito a migliorare i dati relativi all’alfabetizzazione.
Tuttavia, il progresso è troppo lento e la realtà effettiva potrebbe essere peggiore di quanto suggeriscano i numeri ufficiali. Lo sfondo mostra che le società africane si basano tradizionalmente sull’apprendimento orale, con l’ascolto e il parlare come abilità cruciali. Le scuole, al contrario, sono associate alla lettura e alla scrittura. Per i governi, questo tipo di conflazione ha un senso politico e di bilancio. L’espansione dell’istruzione formale è stata la priorità negli ultimi anni e non è stata prestata molta attenzione alla qualità.
Le richieste del 21° secolo vanno oltre la capacità di leggere e scrivere. Le capacità di pensare in modo critico, essere creativi, comunicare in modo efficace e cooperare con gli altri sono importanti. Inoltre, le persone devono essere informate digitalmente. Nel 2017, solo il 22% circa degli africani erano utenti di Internet, secondo l’Unione Internazionale Telecomunicazioni (ITU), un’agenzia delle Nazioni Unite. Nel 2005, la percentuale di utenti di Internet era solo del 2,1%.
L’esclusione della stragrande maggioranza degli africani dall’utilizzo del web è dovuta principalmente alla mancanza di infrastrutture, ma è anche vero che le persone che non sanno leggere e scrivere non possono utilizzarlo correttamente. Un dato incoraggiante riguarda le statistiche dell’UIT che dimostrano come la percentuale di giovani (dai 15 ai 24 anni) che usano Internet è quasi il doppio della quota della popolazione totale. Inoltre, nei principali agglomerati africani, la maggior parte delle persone adulte oggi può leggere e scrivere, e la vita urbana si basa sempre più su persone che sono alfabetizzate.
Povertà causa e conseguenza dell’alfabetizzazione
Tuttavia, nelle zone rurali la situazione risulta peggiore. Nell’Africa sub-sahariana, in particolare nelle zone rurali, si trova quasi un terzo delle persone che vive in condizioni in povertà assoluta. Nell’ultimo decennio, il loro numero è salito da 268 a 306 milioni. Nonostante il tasso di povertà assoluta nelle aree rurali dell’Africa sub-sahariana sia sceso dal 65 al 62%, esso rimane di gran lunga il più alto al mondo.
Un fattore importante da prendere in considerazione per comprendere l’insieme della situazione è il tasso di disuguaglianza sociale all’interno degli Stati, ovvero la differenza di reddito tra le classi più e meno abbienti. Il concetto di disuguaglianza non è di semplice comprensione poiché è il risultato di moltissimi fattori. Variabili come etnia, religione, classe sociale e ambiente influiscono moltissimo sulle opportunità di cambiamento sociale di ogni individuo.
I tassi più alti di disuguaglianza li troviamo nelle ex colonie britanniche del Sud e nelle isole, mentre sono meno alti nell’Africa Occidentale e Orientale. In sostanza, la forbice si allarga negli stati più ricchi, dove la ricchezza totale del Paese risiede nelle mani di pochi, mentre si contrae negli stati dove la povertà è “omogenea”. La disuguaglianza incide sul tasso di alfabetizzazione e sulle possibilità di raggiungere i livelli più alti di istruzione, e in più continua ad influire sulla sostanziale differenza educativa tra i ricchi e i poveri d’Africa.
Differenza di approccio degli stati ex colonie britanniche e ex francesi
La colonizzazione ha inciso sui sistemi scolastici, infatti restano enormi le differenze tra le ex colonie britanniche e le ex colonie francesi riguardo il sistema educativo. I Paesi anglofoni godono di un sistema educativo sicuramente migliore di quello francese, soprattutto per quanto riguarda le infrastrutture e il benessere scolastico sociale. Tutto ciò è strettamente connesso al modo in cui inglesi e francesi organizzarono le proprie colonie.
Il colonialismo francese era volto all’introduzione dei sistemi della madrepatria, compreso il sistema educativo, inserito nel più grande piano della “Grand France”. La Francia non seppe modernizzare le società africane, ma anzi il più delle volte appesantì il processo di sviluppo sociale.
Al contrario, quello inglese, essendo un sistema coloniale molto più complesso e vasto, si preoccupò soltanto di inserire all’interno dei Paesi un’economia di mercato moderna, condividendo l’amministrazione territoriale con le tribù locali garanti del potere. Fatte queste premesse, possiamo dire che, in generale, uno studente proveniente da Paesi a lingua inglese ha più possibilità di accedere al livello sufficiente di istruzione rispetto a uno studente di uno stato francofono.
Secondo uno studio dell’AFD (Agence Francaise de Développamant) le differenze si riscontrano anche nei livelli di apprendimento degli studenti della scuola primaria. Le valutazioni standardizzate dei risultati degli studenti alla fine del ciclo primario PASEC (nell’Africa francofona) e SACMEQ (nell’Africa anglofona) mostrano tali differenze. Secondo la valutazione PASEC 2014, circa il 42,7% degli studenti raggiunge la soglia di lettura sufficiente e il 44% di competenze matematiche. Le valutazioni PASEC hanno mostrato risultati molto scarsi per gli alunni alla fine della scuola primaria, con 11 Paesi su 14 che hanno portato meno del 30% degli alunni a un livello minimo di competenze per continuare la propria istruzione.
Il numero di studenti in grande difficoltà è diminuito drasticamente negli ultimi dieci anni nei Paesi dell’Africa Subsahariana francofona. La percentuale di studenti che non riescono a rispondere alle domande del test o che rispondono in modo completamente casuale diminuisce, specialmente in lettura. In matematica, solo il Ciad, il Madagascar e il Camerun stanno riscontrando un aumento della percentuale di studenti in grande difficoltà.
Tra i Paesi dell’Africa sub-sahariana di lingua inglese, 5 Paesi (Kenya, Botswana, Swaziland, Zimbabwe e Tanzania) hanno punteggi medi superiori a 500 (media dei test SACMEQ) in lettura alla fine del ciclo primario. L’analisi dell’evoluzione dei risultati dell’apprendimento nelle valutazioni SACMEQ indica una diminuzione dei punteggi medi di lettura in soli 3 Paesi. Per gli altri, si osserva l’aumento dei risultati scolastici o il loro mantenimento.
Infine, va notato come l’alfabetizzazione di adulti e giovani adulti stia progredendo. Il tasso di alfabetizzazione per i giovani di 15-24 anni è aumentato dal 67,8% al 75,5% tra il 1999 e il 2016. Allo stesso tempo, il tasso di alfabetizzazione per gli adulti tra i 25 e i 64 anni è passato dal 54% al 60%. Nonostante un forte aumento della popolazione, i Paesi dell’Africa sub-sahariana sono in grado di alzare i loro tassi di alfabetizzazione, in particolare grazie a una gioventù più istruita.
In conclusione, la situazione del rendimento scolastico è variabile, fragile e insufficiente. Questi risultati sono stati ottenuti in un contesto di crescita molto forte nell’iscrizione scolastica, che rappresenta un’ulteriore pressione sui sistemi e condizioni di insegnamento.
L’aumento dei tassi di alfabetizzazione di giovani e adulti in Africa è una conseguenza dell’aumento dei tassi di iscrizione scolastica dei giovani o del sostegno nazionale e internazionale ai programmi di alfabetizzazione. Il desiderio dei Paesi dell’Africa sub-sahariana di migliorare la qualità dell’apprendimento a scuola è incentivato dalla preoccupazione creata dalle valutazioni internazionali, e testimoniata dall’impegno speso a creare i propri sistemi di valutazione. I Paesi dell’Africa sub-sahariana hanno compiuto notevoli progressi nello sviluppo dei loro sistemi educativi attraverso gli sforzi per finanziare il settore, sia in termini di budget nazionali che attraverso la spesa delle famiglie.
Il settore necessita di essere sostenuto in modo continuativo per evitare che le disuguaglianze peggiorino di fronte alla futura crescita demografica. Tuttavia, gli aiuti internazionali destinati all’istruzione sono deboli e largamente insufficienti per dare ai Paesi i mezzi per sviluppare condizioni di accoglienza e insegnamento di qualità.
Eppure, seppur debole, l’aiuto è stato efficace nel fornire flessibilità finanziaria per sistemi educativi in rapida espansione e per sostenere i loro investimenti e le esigenze di sviluppo di capacità. È essenziale riconoscere la portata del percorso compiuto dai Paesi africani e mobilitare tutti i partner per sostenere le loro politiche pubbliche, essenziali per la coesione sociale e il dinamismo di questa regione. Il miglioramento del capitale umano consentirà infatti all’Africa di rafforzare gli effetti della sua crescita e di sperimentare percorsi di progresso simili a quelli sperimentati negli ultimi decenni in altre parti del mondo.
L'Unione dei Paesi Africani solo nel 1996 ha approvato una norma per l'obbligo scolastico universale in tutto il continente, sia per i bambini che per le bambine, ma tale norma è applicata in modo molto differenziato da un paese all'altro. Dalla fine della colonizzazione le iscrizioni alla scuola primaria hanno registrato grandi progressi: il Nord-Africa è passato dal 62% di bambini iscritti al 94%, mentre i Paesi Sub-Sahariani sono passati dal 45% al 74% di bambini iscritti.
Scuola primaria
L'Unesco (statistica 2012) tuttavia registra enormi disparità tra un paese e l'altro. I peggiori in assoluto sono la Somalia (solo il 9% dei bambini frequenta la scuola), Gibuti (42%) e il Burkina Faso (46%). Poi ci sono 19 (su 54) paesi virtuosi che stanno recuperando anche con iscrizioni superiori al 100% del numero di bambini in età scolare, ovvero si iscrivono anche ragazzi più grandi o adulti, come l'Uganda dove la frequenza raggiunge il 141%, ma anche questo è un indice di un enorme ritardo da recuperare. Questi sono paesi che hanno conquistato un certo grado di stabilità politica e di libertà civili come per esempio Senegal, Sierra Leone, Ghana, Sudafrica, Costa d'Avorio, Namibia, Botswana.
Scuola secondaria
Mezzo secolo fa le iscrizioni alla scuola secondaria erano meno del 10%, attualmente questo dato si è triplicato, è comunque un dato sconfortante se si pensa anche alla dispersione scolastica molto elevata.
Vari paesi hanno sviluppato strategie diverse, ma resta il fatto che la scuola pubblica non è quasi mai gratuita, si pagano i libri, si paga la retta mensile, in alcuni casi le famiglie stesse devono provvedere allo stipendio degli insegnanti, e il costo della scuola è uno dei motivi che inducono le famiglie più povere a non mandare i bambini a scuola.
Le statistiche però non dicono tutto, fanno delle medie, e non spiegano diversità e situazioni:
Altre cause non secondarie di abbandono dell'obbligo scolastico sono anche la lontananza delle scuole dai villaggi più sperduti, la mancanza di mezzi di trasporto dedicati, collegamenti e strade non adeguate.
Disparità tra i bambini e le bambine
La cultura islamica, la cultura animista, un retaggio che si tramanda di generazione in generazione sono le cause principali di un diverso trattamento tra bambini e bambine.
Ma poi c'è la povertà, se le famiglie devono scegliere chi mandare a scuola, scelgono sempre i figli maschi. Le ragazze devono accudire alle faccende domestiche. Occorre inoltre ricordare che spesso le bambine a scuola subiscono vessazioni, abusi e violenze da parte dei compagni di classe, ma non solo dai compagni, spesso sono gli stessi insegnanti che approfittano delle bambine. E tutti questi abusi rimangono quasi sempre impuniti.
Speso le bambine sono costrette a seguire le lezioni in piedi o sedute sul pavimento, o portarsi la sedia da casa, servizi igienici che per le bambine sono all'esterno dell'edificio scolastico, mentre quelli dei maschietti sono all'interno.
Mancato stanziamento di fondi da parte degli Stati
Uno stanziamento di fondi a favore dell'istruzione non è la priorità in molti stati africani, una spesa che viene ritenuta improduttiva. Tutto ciò ha come conseguenza:
Scarsità di laureati
Le carenze endemiche del sistema scolastico africano fanno dell'Africa il continente con il più basso numero di laureati al mondo e i pochi che raggiungono la laurea sono costretti ad emigrare. Al contrario, l'Africa è il continente con il più alto numero di analfabeti totali.
Molto fanno per l'istruzione dei bambini e delle bambine in Africa, a volte più che gli stessi stati, le organizzazioni umanitarie, che riescono a garantire, attraverso le loro strutture la scolarizzazione anche nei luoghi più sperduti e nelle situazioni più difficili.
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