Nel mondo ci sono circa 250 mila bambini e adolescenti arruolati come soldati. Sono decine di migliaia anche le bambine costrette da milizie armate ed eserciti a diventare schiave sessuali
Nel mondo risultano più di 250 mila bambini e adolescenti arruolati come soldati, anche se è difficile fare stime esatte e il numero effettivo è probabilmente più alto.
Il rapporto ONU 2014 ha individuato 22 paesi nel mondo che hanno posto in essere almeno uno dei 6 (sei) crimini gravi contro i bambini durante i conflitti armati.
Sono 153 gli Stati che hanno ratificato il Protocollo opzionale alla Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza sul coinvolgimento di minori nei conflitti armati.
I dati resi noti sono più che allarmanti perché si tratta di oltre 250.000 bambini e adolescenti utilizzati in guerre, principalmente in Siria, Sud Sudan, Repubblica Centroafricana, Myanmar, Filippine, Yemen, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Costa d'Avorio, Libia.
I bambini e adolescenti usati nelle guerre sono per la maggioranza sopravvissuti ai massacri delle loro famiglie o addirittura rapiti dai loro villaggi. Vengono usati come scudi umani o spie, per il trasporto dei rifornimenti o per combattere. Una piaga che sta minando psicologicamente intere future generazioni.
In questo dramma sono coinvolte anche moltissime bambine, spesso abusate e rese schiave sessuali. Spesso sono costretti ad assumere droghe per renderli sottomessi.
Oggi sono 22 gli Stati che utilizzano minori nelle guerre
Mappa delle violazioni
Nella mappa sono indicati i Paesi in cui si rileva almeno una delle sei gravi violazioni formulate dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per proteggere i bambini durante i conflitti armati e individuare i responsabili.
Unicef
Bambini Soldato
Un bambino soldato è una persona sotto i 18 anni di età, che fa parte di qualunque forza armata o gruppo armato, regolare o irregolare che sia, a qualsiasi titolo - tra cui i combattenti, i cuochi, facchini, messaggeri e chiunque si accompagni a tali gruppi, diversi dai membri della propria famiglia. La definizione comprende anche le ragazze reclutate per fini sessuali e per matrimoni forzati.
Per l'UNICEF, la protezione dei bambini vittime di violenza, sfruttamento e abusi è parte integrante della difesa del diritto di ogni bambino alla sopravvivenza, alla vita e allo sviluppo.
Ecco perchè, negli ultimi dieci anni l'UNICEF ha realizzato in numerosi paesi programmi per assistere e aiutare nel reinserimento i bambini soldato: Afghanistan, Angola, Burundi, Colombia, Costa d'Avorio, Liberia, uganda, Repubblica Democratica del Congo, Sierra Leone, Somalia, Sudan e Sri Lanka.
Il Protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti dell'infanzia relativo al coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati, approvato nel 2000, aumenta l'età minima per la partecipazione diretta agli scontri a fuoco dai 15 ai 18 anni (articolo 1) e vieta il servizio di leva o il reclutamento forzato al di sotto dei 18 anni (articolo 2).
Lo Statuto della Corte penale internazionale, approvato nel 1998 pone come crimine di guerra l'arruolamento di bambini sotto i 15 anni in forze armate nazionali e il loro utilizzo nella partecipazione attiva alle ostilità in conflitti sia internazionali sia interni.
La Convenzione n. 182 dell'OIL (Organizzazione internazionale del lavoro), approvata nel 1999, definisce il reclutamento forzato e obbligatorio di bambini una delle "peggiori forme di lavoro minorile" e lo vieta.
La mancata protezione dei bambini dall'utilizzo da parte di gruppi armati ostacola il raggiungimento di almeno tre degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio:
Gli scopi dell'azione dell'UNICEF
Fatti chiave
Si stima che 250.000 bambini siano coinvolti in conflitti in tutto il mondo. Sono usati come combattenti, messaggeri, spie, facchini, cuochi, e le ragazze, in particolare, sono costrette a prestare servizi sessuali, privandole dei loro diritti e dell'infanzia.
Oltre un miliardo di bambini vivono in 42 paesi colpiti, tra il 2002 e oggi, da violenti conflitti. Ma l'impatto dei conflitti armati sui bambini è difficile da stimare a causa della mancanza di informazioni affidabili e aggiornate. Si stima siano 14,2 milioni i rifugiati in tutto il mondo, di cui il 41 % di età inferiore a 18 anni. E sono 24,5 milioni gli sfollati a causa dei conflitti, di cui il 36 % sono minorenni. Non ci sono dati attendibili sul numero dei bambini associati a forze armate, ma oltre 100.000 bambini sono stati smobilitati e reintegrati dal 1998.
I principi guida dell'intervento internazionale
Per intervenire con efficacia, occorre analizzare i motivi sociali che portano al reclutamento di bambini: se sono reclutati forzatamente oppure si uniscono "volontariamente" a gruppi armati, al fine di sfuggire alla povertà e alla fame o per sostenere attivamente una causa. Occorre anche coprire l'intera gamma dei bambini coinvolti nelle forze armate, comprese le bambine, senza limitare l'intervento ai soli bambini arruolati formalmente.
È anche necessario dare continuità agli interventi di prevenzione e recupero: senza un sostegno duraturo da parte della comunità internazionale, i progetti di smobilitazione rischiano di essere inefficaci e puramente "di facciata"
Monitorare efficacemente la situazione aiuta a mostrare l'effettiva estensione e gravità delle violazioni commesse. Dobbiamo costringere chi colpisce, abusa o sfrutta i bambini a renderne conto.
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"Un bambino soldato è una persona sotto i 18 anni di età, che fa parte di qualunque forza armata o gruppo armato, regolare o irregolare che sia, a qualsiasi titolo, tra cui i combattenti, i cuochi, facchini, messaggeri e chiunque si accompagni a tali gruppi, diversi dai membri della propria famiglia. La definizione comprende anche le ragazze reclutate per fini sessuali e per matrimoni forzati"
Per l'UNICEF, la protezione dei bambini vittime di violenza, sfruttamento e abusi è parte integrante della difesa del diritto di ogni bambino alla sopravvivenza, alla vita e allo sviluppo.
Ecco perchè, negli ultimi dieci anni l'UNICEF ha realizzato in numerosi paesi programmi per assistere e aiutare nel reinserimento i bambini soldato: Afghanistan, Angola, Burundi, Colombia, Costa d'Avorio, Liberia, Uganda, Repubblica Democratica del Congo, Sierra Leone, Somalia, Sudan, Sud Sudan e Sri Lanka.
Il Protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti dell'infanzia relativo al coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati, approvato nel 2000, aumenta l'età minima per la partecipazione diretta agli scontri a fuoco dai 15 ai 18 anni (articolo 1) e vieta il servizio di leva o il reclutamento forzato al di sotto dei 18 anni (articolo 2).
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La Convenzione n. 182 dell'OIL, Organizzazione internazionale del lavoro, approvata nel 1999, definisce il reclutamento forzato e obbligatorio di bambini una delle "peggiori forme di lavoro minorile" e lo vieta.
La mancata protezione dei bambini dall'utilizzo da parte di gruppi armati ostacola il raggiungimento di almeno tre degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio:
Gli scopi dell'azione dell'UNICEF
Fatti chiave
Si stima che 250.000 bambini siano coinvolti in conflitti in tutto il mondo. Sono usati come combattenti, messaggeri, spie, facchini, cuochi, e le ragazze, in particolare, sono costrette a prestare servizi sessuali, privandole dei loro diritti e dell'infanzia.
Oltre un miliardo di bambini vivono in 42 paesi colpiti, tra il 2002 e oggi, da violenti conflitti. Ma l'impatto dei conflitti armati sui bambini è difficile da stimare a causa della mancanza di informazioni affidabili e aggiornate.
Si stima siano 14,2 milioni i rifugiati in tutto il mondo, di cui il 41 % di età inferiore a 18 anni. E sono 24,5 milioni gli sfollati a causa dei conflitti, di cui il 36 % sono minorenni. Non ci sono dati attendibili sul numero dei bambini associati a forze armate, ma oltre 100.000 bambini sono stati smobilitati e reintegrati dal 1998.
I principi guida dell'intervento internazionale
Per intervenire con efficacia, occorre analizzare i motivi sociali che portano al reclutamento di bambini: se sono reclutati forzatamente oppure si uniscono "volontariamente" a gruppi armati, al fine di sfuggire alla povertà e alla fame o per sostenere attivamente una causa. Occorre anche coprire l'intera gamma dei bambini coinvolti nelle forze armate, comprese le bambine, senza limitare l'intervento ai soli bambini arruolati formalmente.
È anche necessario dare continuità agli interventi di prevenzione e recupero: senza un sostegno duraturo da parte della comunità internazionale, i progetti di smobilitazione rischiano di essere inefficaci e puramente "di facciata"
Monitorare efficacemente la situazione aiuta a mostrare l'effettiva estensione e gravità delle violazioni commesse. Dobbiamo costringere chi colpisce, abusa o sfrutta i bambini a renderne conto.